Prima o seconda vita di un'iscrizione? Ovvero la tecnica illusionistica del trompe-l'oeil.
La tecnica prospettica del trompe-l’oeil, che conobbe una lunga fortuna attraverso i secoli, produsse nel Piemonte sabaudo della fine del Settecento alcune interessanti manifestazioni, che crearono, con arte ingannevole e illusoria, efficaci lapidari archeologici. L’autrice si interroga sulla loro genesi, sui modelli e sui meccanismi di replica che portarono a concepire prodotti pittorici aventi una vita autonoma e diversa, ma pur sempre profondamente dipendente dalla loro ispirazione antiquaria. Le considerazioni finali cercano di rispondere, in sintesi, alla domanda se l’operazione culturale... Mehr ...
Verfasser: | |
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Dokumenttyp: | bookPart |
Erscheinungsdatum: | 2020 |
Verlag/Hrsg.: |
Edizioni dell'Orso
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Schlagwörter: | Lapidario archeologico / epigrafi greche / epigrafi latine / trompe l'oeil / Piemonte sabaudo |
Sprache: | Italian |
Permalink: | https://search.fid-benelux.de/Record/base-29674484 |
Datenquelle: | BASE; Originalkatalog |
Powered By: | BASE |
Link(s) : | http://hdl.handle.net/2318/1736763 |
La tecnica prospettica del trompe-l’oeil, che conobbe una lunga fortuna attraverso i secoli, produsse nel Piemonte sabaudo della fine del Settecento alcune interessanti manifestazioni, che crearono, con arte ingannevole e illusoria, efficaci lapidari archeologici. L’autrice si interroga sulla loro genesi, sui modelli e sui meccanismi di replica che portarono a concepire prodotti pittorici aventi una vita autonoma e diversa, ma pur sempre profondamente dipendente dalla loro ispirazione antiquaria. Le considerazioni finali cercano di rispondere, in sintesi, alla domanda se l’operazione culturale abbia generato una prima o una seconda vita delle iscrizioni. The perspective technique of trompe-l’oeil, which enjoyed a long fortune through the centuries, produced some interesting events in Savoy Piedmont at the end of the eighteenth century, which created, with deceptive and illusory art, realistic archaeological lapidaries. The author wonders about their genesis, about the models and replication mechanisms that led to conceive pictorial products having an independent and different life, but still deeply dependent on their antiquarian inspiration. The final considerations try to answer, in synthesis, the question of whether the cultural operation has generated a first or a second life of the inscriptions.