La corrispondenza diplomatica come fonte per la storia del giardino. André Le Nôtre, Monsieur de Marne e Jules Hardouin Mansart al servizio del duca di Savoia
La corrispondenza diplomatica fra ambasciatori, inviati, ministri e agenti, conservata nell’Archivio di Stato di Torino, illumina – a volta con lampi di luce diretti come questo, tra ansie e aspettative – le strette relazioni fra i progettisti d’Oltralpe e la corte sabauda, supplendo alla laconicità dei pagamenti e ai bilanci di altre serie archivistiche. Nell’ampio spettro di temi emergono le dinamiche che sottendono la diffusione del modello francese nei giardini piemontesi, le figure, le tempistiche, gli scambi, gli invii di progetti, manufatti, piante e bulbi. Se le missive contribuiscono... Mehr ...
Verfasser: | |
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Dokumenttyp: | Artikel |
Erscheinungsdatum: | 2021 |
Verlag/Hrsg.: |
Università di Firenze
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Schlagwörter: | André Le Nôtre / Jules Hardouin Mansart / corrispondenza diplomatica / modelli francesi / giardini sabaudi / giardini storici |
Sprache: | Italian |
Permalink: | https://search.fid-benelux.de/Record/base-29242970 |
Datenquelle: | BASE; Originalkatalog |
Powered By: | BASE |
Link(s) : | http://hdl.handle.net/11583/2946312 |
La corrispondenza diplomatica fra ambasciatori, inviati, ministri e agenti, conservata nell’Archivio di Stato di Torino, illumina – a volta con lampi di luce diretti come questo, tra ansie e aspettative – le strette relazioni fra i progettisti d’Oltralpe e la corte sabauda, supplendo alla laconicità dei pagamenti e ai bilanci di altre serie archivistiche. Nell’ampio spettro di temi emergono le dinamiche che sottendono la diffusione del modello francese nei giardini piemontesi, le figure, le tempistiche, gli scambi, gli invii di progetti, manufatti, piante e bulbi. Se le missive contribuiscono a meglio definire il ruolo di Le Nôtre e del suo collaboratore De Marne, rilevante è il giudizio sulla capacità di Jules Hardouin-Mansart di “immischiarsi” sia nell’architettura sia nel progetto di giardini, preannunciando un tema maggiore nel dibattito settecentesco animato da Blondel sulle competenze professionali e sulla necessità – o meno – di un solo progettista nel comporre residenza e paesaggio. Questa rete di comunicazioni epistolari aiuta a far luce sul meccanismo – a volte farraginoso – di revisione francese sui progetti elaborati alla corte torinese, e più in generale sui modi in cui si concretizza il ruolo di riferimento – voluto e ricercato – della cultura architettonica d’Oltralpe.