The article presents a reflection on Dogs of Europe (2017), the major work of Al'herd Bacharėvič, a reflection that opens with an introduction to the author's biography and literary career. Both developed intertwined with the history of today's late Soviet, post-Soviet democratic and authoritarian Belarus and the fate of the Belarusian language, suppressed in the Soviet Union, revived in the first half of the 1990s and now marginalised again. This novel is as much about the present moment and future of Belarus and Belarusians as it is about the Europe of individual freedoms and its antithesis in the form of the authoritarian Russian Reich. The Belarusian language and the ability to make individual choices are indicative of democracy and civil liberties, which are completely suppressed in today's Belarus and Russia. ; L’articolo presenta una riflessione su Cani d’Europa (2017), l’opera maggiore di Al’herd Bacharėvič, una riflessione che si apre con un’introduzione sulla biografia e sulla carriera letteraria dell’autore. Entrambe si sono sviluppate intrecciandosi con la storia della Bielorussia tardo-sovietica, democratica post-sovietica e autoritaria di oggi e con il destino della lingua bielorussa, soppressa nell’Unione Sovietica, rianimata nella prima metà degli anni ’90 e ora nuovamente emarginata. Il romanzo in questione riguarda tanto il momento presente e il futuro della Bielorussia e dei bielorussi, quanto l'Europa delle libertà individuali e la sua antitesi nella forma dell'autoritario Reich russo. La lingua bielorussa e la capacità di fare scelte individuali sono indicativi della democrazia e delle libertà civili, completamente soppresse nell'odierna Bielorussia e Russia.